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Giovedì, 25 Agosto 2005

2005 - Cambogia

Dopo i terribili anni della dittatura comunista del regime di Pol Pot, la Cambogia ha lentamente imboccato la strada della ripresa, tanto da divenire oggi un paese da visitare in totale libertà.

E’ questo forse il periodo migliore per scoprire una terra fantastica ed ancora genuina, prima che il turismo di massa la riduca una delle tante mete alla moda, svilita dal cemento ed invasa dagli sciami di turisti, infaticabili produttori di rifiuti di ogni genere. Forse ho fatto appena in tempo ad assaporare la magia dei Templi di Angkor in un contesto di presenze sostanzialmente accettabile, laddove il silenzio dovrebbe regnare incontrastato per trasmettere al visitatore – accorto e rispettoso – tutta la magica atmosfera gelosamente conservata dalla giungla per quasi mille anni; quella giungla che ha nascosto per secoli i tesori che oggi possiamo ammirare, sottraendoli alla barbarie distruttiva della mano dell’uomo.

La Cambogia moderna è la naturale evoluzione del potente Impero Khmer che, durante il periodo di Angkor, fra l’800 ed il 1300, fu il centro culturale di tutto il Sud-Est asiatico. Le rovine di Angkor sono veramente uniche; visitarle è un’esperienza paragonabile a quella che si può vivere al cospetto delle piramidi in Egitto o del complesso del Machu Picchu in Perù.

Ma la Cambogia offre al visitatore anche altri aspetti, al tempo stesso unici ed interessanti. Dalle affollate strade della capitale ai villaggi galleggianti di Chong Kneas e Kompong Luong, dove la vita scorre secondo ritmi del tutto impensabili per un occidentale, dalle scene di vita quotidiana lungo le rive del Mekong ai silenziosi monasteri buddisti, dalle strade polverose di Baan Lung agli sperduti villaggi Voen Sai del Nord Est.

Un paese ricco di storia e tradizioni ormai proiettato verso il futuro e che sembra aver dimenticato (o voluto dimenticare) la tragedia rossa dei terribili anni ’70, le cui ferite ancora aperte possono essere constatate visitando il famigerato “S21”, un ex liceo nel quartiere di Tuol Sleng a Phnom Penh, trasformato da Pol Pot in centro di sterminio dove migliaia di persone furono torturate e distrutte.

Un viaggio che mi sento di consigliare a chi ama allontanarsi dall’ovvio per penetrare il fascino di un paese dove l’uomo, nel bene o nel male, ha scritto pagine di storia che resteranno per sempre nella memoria di tutti.

Antonello Serrao

Giovedì, 25 Agosto 2005

 

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